Testi approvati - Relazioni 2019 e 2020 sulla Turchia - Mercoledì 19 maggio 2021 (2024)

Il Parlamento europeo,

–viste la comunicazione della Commissione, del 6ottobre2020, sulla politica di allargamento dell'UE (COM(2020)0660) e la relazione 2020 concernente la Turchia che l'accompagna (SWD(2020)0355),

–visti il quadro negoziale per la Turchia del 3 ottobre 2005 e il fatto che l'adesione della Turchia all'UE, come accade per tutti i paesi candidati, dipende dal pieno rispetto dei criteri di Copenaghen, nonché la necessità di normalizzare le sue relazioni con tutti gli Stati membri dell'UE, ivi compresa la Repubblica di Cipro,

–viste la comunicazione della Commissione, del 29 maggio 2019, sulla politica di allargamento dell'UE (COM(2019)0260) e la relazione 2019 concernente la Turchia che l'accompagna (SWD(2019)0220),

–vista la comunicazione della Commissione del 5febbraio2020 dal titolo "Rafforzare il processo di adesione – Una prospettiva europea credibile per i Balcani occidentali" (COM(2020)0057),

–vista la dichiarazione dell’allora Comunità europea e dei suoi Stati membri del 21 settembre 2005, a seguito della dichiarazione fatta dalla Turchia il 29 luglio 2005 all'atto della sua firma del protocollo dell'accordo di Ankara, che prevede che il riconoscimento da parte di tutti gli Stati membri sia una componente necessaria dei negoziati ed evidenzia la necessità che la Turchia proceda con la normalizzazione delle sue relazioni con tutti gli Stati membri e attui pienamente il protocollo aggiuntivo per estendere l'accordo di Ankara a tutti gli Stati membri, eliminando tutti gli ostacoli alla libera circolazione delle merci, ivi comprese restrizioni ai mezzi di trasporto, senza pregiudizi né discriminazioni,

–visti l'articolo 46 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, in cui si afferma che le parti contraenti si impegnano a conformarsi alle sentenze definitive della Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) sulle controversie nelle quali sono parti, e l'obbligo della Turchia di attuare tutte le sentenze delle Corti europee, ivi compresa la CEDU,

–visti le conclusioni del Consiglio del 26 giugno 2018 e del 18 giugno 2019 su allargamento e processo di stabilizzazione e di associazione, le conclusioni del Consiglio del 15luglio e del 14ottobre2019 sulle attività illegali di trivellazione della Turchia nel Mediterraneo orientale, le conclusioni del Consiglio europeo del 12 dicembre 2019, dell’1-2 e del 15-16ottobre2020, la dichiarazione dei ministri degli affari esteri dell'UE del 15maggio2020 e la loro videoconferenza del 14agosto2020 sulla situazione nel Mediterraneo orientale, i risultati della riunione informale dei ministri degli affari esteri dell'UE tenutasi a Gymnich il 27-28agosto2020 e tutte le precedenti pertinenti conclusioni del Consiglio e del Consiglio europeo,

–vista la dichiarazione dell'UNESCO del 10 luglio 2020 sulla basilica di Santa Sofia, Istanbul,

–vista la comunicazione congiunta della Commissione e dell'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, del 22 marzo 2021, sullo stato delle relazioni politiche, economiche e commerciali UE-Turchia (JOIN(2021)0008),

–vista la relazione del Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa del 19febbraio2020 a seguito della sua visita in Turchia dell'1-5 luglio 2019,

–viste le pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite su Cipro, comprese la risoluzione 550(1984) e la risoluzione 789(1992),

–vista la dichiarazione UE-Turchia del 18marzo2016,

–vista la comunicazione della Commissione del 30aprile2020 sulla quarta relazione annuale sullo strumento per i rifugiati in Turchia (COM(2020)0162),

–visti l'indice sulla libertà di stampa nel mondo, pubblicato nel 2020 da Reporter senza frontiere, che colloca la Turchia al 154° posto su 180 paesi, e il Bertelsmann Transformation Index 2020 concernente la Turchia,

–vista la sua risoluzione del 15 aprile 2015 sul centenario del genocidio armeno(1),

–visti i pareri della commissione di Venezia del Consiglio d'Europa, in particolare quelli del 10 e 11 marzo 2017 sugli emendamenti alla Costituzione adottati dalla Grande assemblea nazionale il 21 gennaio 2017 e da sottoporre a referendum nazionale il 16 aprile 2017, sulle misure previste dal recente decreto legge di emergenza in materia di libertà dei media e sui doveri, le competenze e il funzionamento degli uffici di giudice di pace a titolo penale, del 6 e 7 ottobre 2017 sulle disposizioni del decreto legge di emergenza n. 674 del 1° settembre 2016 relativo all'esercizio della democrazia locale in Turchia, del 9-10 dicembre 2016 sui decreti legge di emergenza nn. 667-676, adottati a seguito del fallito colpo di Stato del 15 luglio 2016, e del 14-15 ottobre 2016 sulla sospensione dell'articolo 83, secondo comma, della Costituzione (inviolabilità parlamentare),

–viste le sue precedenti risoluzioni sulla Turchia, in particolare quelle del 13marzo2019 sulla relazione 2018 della Commissione concernente la Turchia(2), del 19settembre2019 sulla situazione in Turchia, segnatamente la revoca di sindaci eletti(3), del 24ottobre2019 sull'operazione militare turca nel nord-est della Siria e le sue conseguenze(4), del 17settembre2020 sulla preparazione del Consiglio europeo straordinario dedicato alla pericolosa escalation e al ruolo della Turchia nel Mediterraneo orientale(5) e del 26 novembre 2020 sull'intensificarsi delle tensioni a Varosia in seguito alle azioni illegali della Turchia e la necessità di riprendere con urgenza i colloqui(6),

–visto l'articolo54 del suo regolamento,

–visto il parere della commissione per le petizioni,

–vista la relazione della commissione per gli affari esteri (A9-0153/2021),

A.considerando che la Turchia è legata all'UE da un accordo di associazione sin dal 1964(7) e che nel 1995 è stata istituita un'unione doganale; che il Consiglio europeo ha concesso alla Turchia lo status di paese candidato nel dicembre 1999 e che i negoziati di adesione sono stati avviati nel 2005; che, dal 1999, la Turchia gode del modello di relazioni più ambizioso e reciprocamente impegnativo che l'UE possa offrire a un paese che è candidato all'adesione all’UE; che, in quanto paese candidato e partner importante dell'UE, la Turchia dovrebbe rispettare e osservare i criteri di Copenaghen e osservare i più elevati standard di democrazia, rispetto dei diritti umani e dello Stato di diritto, compresa l’osservanza delle convenzioni internazionali cui l'UE ha aderito; che ciò presuppone la necessità di impegnarsi concretamente nel quadro di un processo di adesione avanzato, a favore delle riforme richieste nei vari capitoli aperti e, pertanto, la necessità di allinearsi progressivamente all'acquis dell'UE e di affrontare in tutti gli aspetti i valori, gli interessi, le norme e le politiche dell'UE; che essere un paese candidato comporta la necessità di perseguire e mantenere relazioni di buon vicinato con l'UE e i suoi Stati membri indiscriminatamente; che, in qualità di paese candidato e nel quadro del processo di adesione, la Turchia ha intrapreso una serie di importanti riforme, il che per un periodo di tempo ha fatto sperare di realizzare progressi verso l'adesione; che durante tutti questi anni il processo di adesione è stato fortemente sostenuto dall'UE a livello sia politico che finanziario;

B.considerando che il rispetto dei principi dello Stato di diritto e del diritto internazionale, fra cui in particolare la separazione dei poteri e la lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata, la libertà di associazione e di protesta pacifica, la libertà di espressione e i diritti delle minoranze etniche e di altre minoranze e comunità, è un prerequisito fondamentale per buone relazioni fra l'UE e la Turchia;

C.considerando che un'analisi delle relazioni della Commissione sulla Turchia dal 2014, in particolare le relazioni del 2019 e del 2020, rivela che il governo turco si è purtroppo distanziato sempre più e rapidamente dai valori dell'UE e dal suo quadro normativo, contrariamente a quanto ci si aspetterebbe da un paese candidato, non solo attraverso un arretramento democratico interno, ma anche attraverso azioni aggressive di politica estera, tra cui azioni illegali contro gli Stati membri dell'UE; che tali relazioni affermano che la Turchia non ha attuato le raccomandazioni delle relazioni precedenti, indicando una mancanza di impegno da parte della Turchia e mettendo in discussione la sua volontà di adesione; che la preoccupazione circa una regressione generale in Turchia e la valutazione critica in materia è stata inoltre condivisa da altre organizzazioni internazionali competenti, ad esempio il Consiglio d'Europa, e dalle organizzazioni internazionali per i diritti umani; che ciò trova altresì riscontro nell'aumento del numero dei casi e delle sentenze fondamentali della Corte europea dei diritti dell'uomo; considerando che tale regressione è stata osservata in tre settori principali: il deterioramento dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali, il quadro istituzionale e le riforme connesse, nonché una politica estera sempre più conflittuale e incline alle alternative militari anziché al dialogo e alla diplomazia; che in tutti e tre i settori indicati vi è stata una chiara divergenza dalle norme, dalle politiche e dagli interessi dell'UE;

D.considerando che, nella sua precedente relazione annuale, il Parlamento sottolineava le proprie preoccupazioni per gli sviluppi in Turchia e il grave arretramento e chiedeva alla Turchia di astenersi da qualsiasi azione che violasse la sovranità e i diritti sovrani degli Stati membri dell'UE, nonché da qualsiasi provocazione che compromettesse la prospettiva di un dialogo costruttivo e sincero, e invitava la Commissione e gli Stati membri a sospendere formalmente i negoziati di adesione con la Turchia conformemente al quadro negoziale; che il Parlamento mantiene l'impegno a favore del dialogo democratico e politico con la Turchia; che il Parlamento ha ripetutamente chiesto l'apertura del capitolo 23, relativo al sistema giudiziario e ai diritti fondamentali, e del capitolo 24 sulla giustizia, la libertà e la sicurezza, in un momento in cui il governo turco si era impegnato a realizzare profonde riforme; che il Parlamento ha notevolmente ridotto i finanziamenti di preadesione destinati alla Turchia, alla luce della sua regressione democratica e dell'incapacità di rispettare lo Stato di diritto; che la Commissione ha indicato che, in termini di risorse finanziarie per i programmi in Turchia, l'UE offre ora il minimo indispensabile di sostegno alla società civile e alle parti interessate, quali i giornalisti e i difensori dei diritti umani;

E.considerando che, nonostante questa posizione di principio del Parlamento e tutte le attuali circostanze, il Consiglio europeo, nelle sue conclusioni del 1° e 2ottobre2020, ha offerto alla Turchia un rinnovato e ampio programma positivo, a condizione che vengano sostenuti sforzi costruttivi da parte della Turchia per interrompere attività illegali nei confronti della Grecia e di Cipro, siano realizzate concessioni reciproche, siano ridotte le tensioni e si interrompa la condotta aggressiva in un ulteriore tentativo di ripristinare le nostre relazioni; che, nelle stesse conclusioni, il Consiglio europeo ha sottolineato che, in caso di nuove azioni unilaterali o provocazioni in violazione del diritto internazionale da parte della Turchia, l'UE si avvarrà di tutti gli strumenti e opzioni a sua disposizione, anche in conformità dell'articolo29 del trattato sull'Unione europea e dell'articolo215 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, al fine di difendere i propri interessi e quelli dei suoi Stati membri e di prendere decisioni ove opportuno; che la Turchia ha recentemente accettato di riprendere i colloqui esplorativi con la Grecia per cercare di affrontare le questioni in sospeso che incidono sulle relazioni tra la Turchia e la Grecia e sui diritti sovrani della Grecia; che si tratta di uno sviluppo positivo che potrebbe segnare l'inizio di un nuovo periodo di dialogo e cooperazione tra la Turchia e l'UE e i suoi Stati membri; che passi e iniziative più positivi, e soprattutto azioni concrete, al di là delle dichiarazioni, da parte della Turchia contribuirebbero notevolmente a una rinnovata comprensione del futuro delle relazioni bilaterali; che, in tali circostanze, è importante promuovere il rafforzamento della fiducia e un più ampio campo di riflessione sul futuro delle relazioni tra la Turchia e l'UE e consentire alla diplomazia di realizzare le aspirazioni e le aspettative nei confronti delle relazioni UE-Turchia, mantenendo nel contempo un elevato livello di vigilanza e dialogo sulla situazione dei diritti umani in Turchia;

Valutazione generale del processo di adesione

1.rileva con grave preoccupazione che, negli ultimi anni, sebbene la Turchia sia un paese candidato, il suo governo ha perseguito una dissociazione continua e crescente dai valori e dalle norme dell'UE; osserva che, oltre a ciò, le azioni unilaterali nel Mediterraneo orientale e le dichiarazioni forti e talvolta provocatorie contro l'UE e i suoi Stati membri hanno portato le relazioni UE-Turchia al loro minimo storico, dal momento che si sono deteriorate a tal punto da richiedere a entrambe le parti di rivalutare profondamente l'attuale stato di tali relazioni e il loro quadro, al fine di ripristinare il dialogo in un contesto di fiducia e cooperazione reciproche e di risolvere efficacemente le cause profonde degli attuali conflitti;

2.rileva che la mancanza di volontà politica da parte della Turchia di attuare le riforme richieste nel quadro del processo di adesione, e la sua incapacità di rispondere alle gravi preoccupazioni dell'UE in merito allo Stato di diritto e ai diritti fondamentali, hanno inciso profondamente e negativamente sul processo di adesione e sulle sue prospettive e hanno reso le relazioni UE-Turchia progressivamente più transazionali e guidate da circostanze che riflettono appena il formato inizialmente previsto di un allineamento graduale e progressivo con parametri di riferimento prestabiliti; osserva che, di conseguenza, nel quadro dei negoziati di adesione, solo 16 dei 35 capitoli sono stati aperti e un solo capitolo è stato provvisoriamente chiuso; sottolinea pertanto che, nelle attuali circostanze, i negoziati di adesione della Turchia hanno subito, malauguratamente e concretamente, una battuta d'arresto;

3.manifesta profonda preoccupazione per il fatto che, nel corso degli anni, la mancanza di progressi nella convergenza della Turchia si sia trasformata in un totale ritiro segnato da una netta regressione in tre ambiti principali: i) arretramento in relazione allo Stato di diritto e ai diritti fondamentali, ii) adozione di riforme istituzionali regressive e iii) perseguimento di una politica estera conflittuale e ostile, anche nei confronti dell'UE e dei suoi Stati membri, in particolare la Grecia e Cipro; è, inoltre, preoccupato per il fatto che questa regressione è stata sempre più spesso accompagnata da una narrativa anti-UE esplicita e, a volte, aggressiva, ad opera di funzionari governativi ad alto livello, ivi compreso il presidente, e amplificata nel paese dai mezzi di informazione filogovernativi; invita, in tale contesto, la Turchia a riesaminare e a dimostrare in modo credibile la sincerità del suo impegno verso relazioni più intense e l'allineamento all'Unione europea e al percorso dell’UE, quale componente indispensabile della fattibilità dell'intero processo di adesione;

4.sottolinea che nessun incentivo che l'UE potrebbe offrire potrà mai sostituire la tanto necessaria volontà politica in Turchia di garantire il rispetto della democrazia, dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali e diventare infine membro dell'UE; ricorda che il processo di adesione è un processo basato sul merito, subordinato a progressi oggettivi e a un impegno concreto nei confronti dei criteri di Copenaghen, a relazioni di buon vicinato con gli Stati membri dell'UE e ai valori dell'UE; riconosce la strategia persistente di apertura e buona volontà adottata dall'UE e recentemente concretizzatasi nel rinnovato programma positivo presentato dal Consiglio europeo nell'ottobre 2020; riconosce, inoltre, gli sforzi diplomatici in corso da parte dell'UE volti a rilanciare la capacità di un dialogo autentico ed efficace con la Turchia;

5.riconosce che l'assenza di risultati in un processo di adesione sempre più stagnante ha contribuito a una stanchezza percepita da entrambe le parti e a un progressivo distacco e un crescente disinteresse da parte delle autorità turche per i risultati della procedura di monitoraggio dei progressi della Commissione e le risoluzioni del Parlamento; ricorda, in tale contesto, che il Consiglio ha continuato a bloccare l'apertura del capitolo 23, relativo al sistema giudiziario e ai diritti fondamentali, e del capitolo 24, concernente la giustizia, la libertà e la sicurezza, in un momento in cui il governo della Turchia si era impegnato a realizzare profonde riforme (che non ha portato a termine) e potrebbe avvalersi di parametri chiari; sottolinea, tuttavia, che il blocco del Consiglio non può essere una scusa per l’arretramento subito negli ultimi anni; è del parere che il processo di adesione sia diventato fine a se stesso;

6.deplora che, dall'ultima relazione del Parlamento, la situazione, lungi dal migliorare, si sia ulteriormente deteriorata per quanto riguarda le politiche nazionali, istituzionali ed estere; insiste, pertanto, fermamente, qualora l'attuale andamento negativo non sia invertito in modo urgente e coerente, sul fatto che, in linea con il quadro negoziale dell'ottobre 2005, la Commissione debba raccomandare la sospensione formale dei negoziati di adesione con la Turchia, affinché entrambe le parti riesaminino in modo realistico e attraverso un dialogo strutturato e globale ad alto livello, l'adeguatezza del quadro attuale e la sua capacità di funzionare o, se necessario, esplorino nuovi possibili modelli di relazioni future; riconosce che, in ogni caso, i negoziati dovrebbero essere condotti in buona fede e non dovrebbero essere deviati o rovesciati sulla base di motivazioni puramente culturali o religiose;

7.deplora l'attuale mancanza di intesa tra l'UE e la Turchia, ma ribadisce la sua ferma convinzione che la Turchia sia un paese di importanza strategica in termini politici, economici e di politica estera, un partner fondamentale per la stabilità della regione in generale, e un alleato con cui l'UE intende perseguire le migliori relazioni possibili, anche in seno alla NATO e al fine di creare un ambiente stabile e sicuro nel Mediterraneo orientale basato su un buon dialogo, sull’impegno, sul rispetto e sulla fiducia reciproca; ribadisce il proprio interesse nell’avere un allineamento strategico e una cooperazione costruttiva basati su valori e interessi condivisi in settori quali la politica estera e la sicurezza, l'economia, il commercio, la migrazione, i cambiamenti climatici e la digitalizzazione; esprime delusione per il fatto che tutte queste prospettive di relazioni positive siano frustrate dall'attuale politica della leadership turca, anche attraverso l'atteggiamento destabilizzante della Turchia nella regione e le sue azioni unilaterali in violazione del diritto internazionale;

8.manifesta la volontà di rafforzare e approfondire la conoscenza e la comprensione reciproche tra le società turca e degli Stati membri dell'UE, promuovendo la crescita culturale e gli scambi socioculturali e combattendo tutte le manifestazioni di pregiudizio e intolleranza sociali, religiosi, etnici o culturali; ribadisce con forza che l'Unione europea e i suoi Stati membri sono, in primis, amici e partner della Turchia e della popolazione della Turchia con cui l'UE condivide profondi legami commerciali, culturali e storici; ribadisce il proprio impegno a continuare a sostenere la società civile indipendente della Turchia in qualunque circostanza e quadro di relazioni che il futuro potrà riservarci; ritiene, tuttavia, che il processo di adesione sia ancora lo strumento più potente per esercitare pressioni normative e un dialogo costruttivo con il governo turco e che sia anche il quadro migliore per sostenere le aspirazioni democratiche e pro-europee della società turca e promuovere la convergenza con l'UE e i suoi Stati membri in materia di politiche e norme, compresi i diritti fondamentali e i valori democratici; sottolinea che una relazione meramente transazionale difficilmente contribuirà al progresso della Turchia verso un modello più democratico e che ciò richiederà volontà politica ai massimi livelli politici;

9.sottolinea, in tale contesto, l'importanza di garantire, parallelamente a una capacità di dialogo a livello istituzionale, stretti legami di funzionamento con la società turca; esorta pertanto la Commissione e il Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) a dare priorità alla dinamica società civile in Turchia e ai suoi sforzi a favore della democrazia, e a continuare a sostenere le organizzazioni turche della società civile attraverso i pertinenti strumenti finanziari, compreso lo strumento di assistenza preadesione (IPA), in quanto tali organizzazioni potrebbero contribuire a generare la volontà politica necessaria per creare solide basi per il processo di integrazione nell'UE; ribadisce, in tale contesto, la sua richiesta che i finanziamenti IPA per le riforme politiche in Turchia siano gestiti dall'UE e continuino a concentrarsi sulla promozione del dialogo e sulla fornitura di sostegno alla società civile, agli attori non statali e ai contatti interpersonali, fintantoché il paese non compia progressi in materia di democrazia, Stato di diritto e diritti umani; incoraggia un meccanismo di dialogo costruttivo nuovo e immediato con la società civile turca per rafforzare la fiducia reciproca e per sostenere le aspirazioni democratiche e filoeuropee della società turca, sostenendo scambi in particolare sulla democratizzazione, sui diritti umani, sullo Stato di diritto, sulla buona governance, sullo sviluppo sostenibile e sulle transizioni verde e digitale, basandosi su finanziamenti adeguati dell’UE per risultati efficaci; chiede alla Commissione e al SEAE di continuare a sostenere i giovani in Turchia attraverso i pertinenti strumenti finanziari e ampliando la partecipazione al programma Erasmus + e alle borse di studio Jean Monnet, al fine di sostenere, tra l'altro, la cooperazione in materia di ricerca e la lotta comune contro il cambiamento climatico, la protezione dell'ambiente e l'emancipazione delle donne nella società e nelle imprese;

Stato di diritto e diritti fondamentali

10.è profondamente preoccupato per il grave arretramento in materia di libertà fondamentali che rivela la drammatica situazione dei diritti umani in Turchia e la continua erosione della democrazia e dello Stato di diritto, in violazione dei criteri di Copenaghen;

11.ritiene che il settore cruciale dei diritti e delle libertà fondamentali, che è al centro del processo di adesione, non possa essere scollegato e isolato dalle relazioni generali e che esso rimanga il principale ostacolo ai progressi in merito a qualsiasi programma positivo che potrebbe essere offerto alla Turchia, che dovrebbe anche essere subordinato al pieno rispetto del diritto internazionale e al principio fondamentale delle relazioni di buon vicinato e della cooperazione regionale;

12.ritiene che il deterioramento delle libertà fondamentali in Turchia preceda il periodo dello stato di emergenza dichiarato dopo il tentativo di colpo di Stato del 2016, che condanna nuovamente; ritiene che le misure straordinarie possano essere giustificate in condizioni eccezionali, come un tentativo di colpo di Stato, ma che esse debbano essere proporzionali e rimanere limitate nel tempo e nella portata; osserva con profonda preoccupazione che, nonostante la revoca formale di questo stato di emergenza nel mese di luglio2018, una miriade di disposizioni giuridiche ed elementi restrittivi dello stato di emergenza sia stata integrata nella legislazione e che perciò l’impatto dello stato di emergenza sulla democrazia e sui diritti fondamentali continua a essere fortemente sentito, nonostante tale minaccia esistenziale sia da lungo tempo e fortunatamente svanita;

13.esprime profondo rammarico per il fatto che questa forma repressiva di governo sia diventata una politica statale deliberata, implacabile e sistematica, che si estende a qualsiasi attività critica, come l'attivismo politico pacifico in merito alle questioni che suscitano preoccupazione per la popolazione curda e alevita, le proteste e le manifestazioni pacifiche organizzate da ex lavoratori del settore pubblico, attivisti per i diritti delle donne e delle persone LGBTI, nonché dalle vittime dello stato di emergenza, o anche agli eventi che hanno avuto luogo prima del tentato colpo di Stato, come le proteste di Gezi;

14.deplora che le attuali disposizioni antiterrorismo troppo ampie e l'abuso delle misure antiterrorismo siano diventate la spina dorsale di questa politica statale di repressione dei diritti umani e di qualsiasi voce critica nel paese, con la complice cooperazione di un ramo giudiziario che non può e non vuole controllare eventuali abusi dell'ordine costituzionale; deplora che questo ampio concetto di terrorismo sia contrario al principio fondamentale della responsabilità individuale attraverso accuse generiche collettive; prende atto con grande preoccupazione della continua detenzione di massa di persone, compresi giornalisti, difensori dei diritti umani e oppositori politici, condannate o detenute in custodia cautelare per accuse legate al terrorismo, in particolare per la presunta appartenenza a un'organizzazione terroristica, sulla base di prove insufficienti; è estremamente preoccupato per il fatto che, come affermato durante l'adozione della revisione periodica universale, le autorità turche non intendano rivedere ulteriormente la legge antiterrorismo; esorta quindi la Turchia ad allineare la sua legislazione in materia di lotta al terrorismo alle norme internazionali per garantire un'efficace protezione dei diritti e delle libertà fondamentali, nonché la proporzionalità e l'uguaglianza davanti alla legge; riconosce che la Turchia manifesta legittime preoccupazioni in materia di sicurezza e ha il diritto di combattere il terrorismo; sottolinea, tuttavia, che ciò deve avvenire nel pieno rispetto dello Stato di diritto, dei diritti umani e delle libertà fondamentali; ribadisce la sua ferma e inequivocabile condanna degli attacchi terroristici violenti da parte del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK), che dal 2002 figura nell'elenco dell'UE delle organizzazioni terroristiche; esprime le sue sincere condoglianze al pubblico turco e in particolare alle famiglie dei 13 cittadini turchi uccisi nell'attentato terroristico di Gara, Iraq, nel febbraio 2021;

15.esprime profondo rammarico per il fatto che le disposizioni e le misure antiterrorismo della Turchia abbiano mantenuto numerose restrizioni di emergenza e stiano pertanto continuando a incidere negativamente sui diritti umani e sulle libertà fondamentali, anche limitando le garanzie del giusto processo, prolungando la durata della custodia cautelare e consentendo che proseguano licenziamenti dei funzionari pubblici, a causa dei presunti legami con le organizzazioni terroristiche;

16.è estremamente preoccupato per il fatto che il movimento razzista di estrema destra Ülkücü, noto come "Lupi grigi", che è strettamente legato al partito di coalizione al governo MHP (il Partito del movimento nazionalista), si stia diffondendo in Turchia, ma anche negli Stati membri dell'UE; invita l'UE e i suoi Stati membri a esaminare la possibilità di aggiungere i Lupi grigi all'elenco dei terroristi dell'UE e a vietare le loro associazioni e organizzazioni nei paesi dell'UE, a monitorare attentamente le loro attività e a contrastare la loro influenza, che è particolarmente minacciosa per la popolazione di origine curda, armena o greca e per chiunque essi considerino un avversario;

17.ritiene che l'erosione dello Stato di diritto e la mancanza sistematica di indipendenza del potere giudiziario continuino a essere due delle questioni più urgenti e preoccupanti; condanna la maggiore sorveglianza da parte dell'esecutivo e la pressione politica che influiscono sul lavoro di giudici, pubblici ministeri, avvocati e ordini degli avvocati; manifesta profonda preoccupazione per il deterioramento dei problemi strutturali concernenti la mancanza di indipendenza istituzionale del potere giudiziario a favore di quello esecutivo; sottolinea che la mancanza di indipendenza del potere giudiziario, associata all'effetto dissuasivo dei licenziamenti collettivi condotti dal governo negli ultimi anni, costituisce una grave minaccia allo Stato di diritto e compromette la capacità del potere giudiziario nel suo insieme di fornire un rimedio efficace alle violazioni dei diritti umani, sia per quanto riguarda le misure adottate nel contesto dello stato di emergenza che in generale; osserva con rammarico che, in tale contesto, la strategia di riforma giudiziaria e i tre successivi pacchetti legislativi non saranno in grado di conseguire gli obiettivi dichiarati, in particolare se non si traducono in cambiamenti effettivi del comportamento dei pubblici ministeri e se le decisioni giudiziarie continuano a contrastare le norme internazionali; sottolinea la necessità urgente di una profonda riforma del ramo legislativo e giudiziario del potere al fine di migliorare l'accesso al sistema giudiziario, aumentarne l'efficacia e fornire una migliore protezione per quanto riguarda il diritto a un processo equo entro un tempo ragionevole;

18.condanna il licenziamento, i trasferimenti su larga scala e la revoca forzata di circa il 30% dei giudici e dei pubblici ministeri turchi, che sta causando un livello preoccupante di intimidazione, autocensura e un calo della qualità complessiva delle decisioni giudiziarie; ricorda che eventuali licenziamenti e nomine nell'ambito del potere giudiziario dovrebbero essere soggetti a un controllo particolarmente esigente, che si dovrebbe vietare qualsiasi ingerenza del ramo esecutivo con il potere giudiziario o qualsiasi suo tentativo di esercitare influenza sul medesimo e che la nomina dei giudici dovrebbe rispettare i principi di indipendenza e imparzialità; deplora vivamente che, durante l'adozione dei risultati della revisione periodica universale nell'ottobre 2020, la Turchia abbia rifiutato di accettare le raccomandazioni di introdurre una modifica costituzionale per rendere il Consiglio dei giudici e dei pubblici ministeri (Hâkimler contro Savcılar Kurulu – HSK) indipendente dall'esecutivo; chiede di colmare le lacune nella struttura e nel processo per la selezione dei membri di questo Consiglio al fine di assicurarne l'indipendenza e porre fine alle sue decisioni arbitrarie;

19.manifesta profonda preoccupazione per la situazione degli avvocati in Turchia, visto che negli ultimi anni centinaia sono stati e continuano a essere vessati, arrestati, perseguiti e condannati relativamente alle loro attività professionali e per il fatto di aver rappresentato i loro clienti; condivide le preoccupazioni sollevate nel parere della Commissione di Venezia, adottato nell'ottobre 2020, sulle modifiche del luglio 2020 alla legge sui rappresentanti legali del 1969, segnatamente sulla creazione di molteplici ordini degli avvocati nella stessa città; sottolinea che ciò condurrà a un'ulteriore politicizzazione della professione legale, determinando di conseguenza un'incompatibilità con il requisito dell'imparzialità della professione legale e mettendo a repentaglio l'indipendenza degli avvocati; ritiene che questa riforma giuridica possa rappresentare un ulteriore colpo al funzionamento del potere giudiziario e un tentativo di sottrarre potere agli ordini degli avvocati esistenti ed eliminare le voci critiche rimanenti; esorta le autorità turche a rispettare l'indipendenza degli avvocati e a consentire loro di svolgere il proprio lavoro liberamente e in conformità delle norme internazionali in materia di diritti umani; chiede il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli avvocati detenuti unicamente per l'esercizio della professione legale;

20.deplora il decesso dell'avvocatessa Ebru Timtik dopo 238 giorni di sciopero della fame con cui chiedeva un processo equo a seguito della sua condanna per la presunta adesione ad un'organizzazione terroristica in attesa di un ricorso dinanzi alla Corte di cassazione; ricorda che si tratta della quarta detenuta deceduta nel 2020 a seguito di uno sciopero della fame per chiedere un processo equo dopo i decessi di Helin Bölek e Ibrahim Gökçek, due membri del gruppo musicale Grup Yorum, e di Mustafa Koçak; auspica che il processo in corso nei confronti di tre funzionari di polizia accusati dell'uccisione dell'avvocato curdo per i diritti umani, Tahir Elçi, rilevi alla fine tutte le circostanze in merito alla sua morte e porti giustizia al suo caso;

21.manifesta profonda preoccupazione per il mancato rispetto da parte della magistratura turca e del governo della Turchia delle sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) e per la crescente inosservanza delle sentenze della Corte costituzionale da parte dei tribunali di grado inferiore; riconosce che vi sono stati casi in cui la magistratura turca ha condotto nuovi processi contro prigionieri a seguito di una decisione della Corte europea dei diritti dell'uomo; osserva con rammarico, tuttavia, che tali nuovi processi spesso non soddisfano le norme riconosciute a livello internazionale relative a un processo equo, come nel caso di Ilhan Sami Comak; invita la Turchia ad assicurare il pieno rispetto della Convenzione europea dei diritti dell'uomo e l'adesione ai giudizi e alle sentenze pertinenti della CEDU, nonché a cooperare con il Consiglio d'Europa al fine di rafforzare lo Stato di diritto, la democrazia e i diritti fondamentali; auspica che la CEDU sia in grado di privilegiare e accelerare la pronuncia delle sentenze nelle numerose cause turche pendenti dinanzi al suo tribunale, compreso il caso del giornalista Hanım Büșra Erdal; accoglie con favore la recente sentenza della CEDU nel caso del famoso scrittore Ahmet Altan, che era in sospeso dal 2017, che ha constatato, tra l'altro, violazioni dei suoi diritti alla libertà e alla sicurezza, nonché alla libertà di espressione; accoglie con favore la sua successiva scarcerazione dopo che la Corte di cassazione turca ha annullato la sentenza nei suoi confronti e ribadisce il suo invito alle autorità turche competenti ad applicare rapidamente tutte le altre sentenze della Corte europea dei diritti umani; osserva che la magistratura turca ignora anche le decisioni adottate dai meccanismi delle Nazioni Unite, quali il comitato delle Nazioni Unite per i diritti umani e il gruppo di lavoro sulla detenzione arbitraria;

22.deplora le condizioni di detenzione di Fabien Azoulay, un cittadino francese arrestato e condannato in Turchia, detenuto in carcere da oltre quattro anni, da ultimo nella prigione di Giresun, dove ha subito violenze fisiche e ripetuti maltrattamenti, nonché tentativi di costringerlo a convertirsi all'Islam; condanna fermamente le motivazioni omofobiche e antisemite alla base dei ripetuti maltrattamenti a cui è sottoposto; esorta le autorità turche ad adottare senza indugio tutte le misure necessarie per garantirne la protezione e il trasferimento nel suo paese di origine;

23.deplora la mancanza di ricorsi effettivi per i licenziamenti su larga scala che hanno interessato diversi individui, di cui oltre 1520000 funzionari pubblici, compresi insegnanti, medici, docenti universitari, avvocati, giudici e pubblici ministeri, che sono stati licenziati in modo arbitrario e interdetti in modo permanente dai pubblici uffici e persino dall'esercizio della loro professione in generale; sottolinea che molti di tali licenziamenti continuano ad avere effetti devastanti sugli interessati e sulle loro famiglie, tra cui una stigmatizzazione sociale e professionale duratura; nutre forti dubbi sul buon funzionamento della commissione d'inchiesta sullo stato delle misure di emergenza (COSEM) come rimedio interno a fronte della sua mancanza di indipendenza, imparzialità ed efficienza; osserva che le cancellazioni arbitrarie dei passaporti, nonostante alcuni miglioramenti incrementali, continuano a rappresentare una grave e ingiustificata violazione della libertà di circolazione delle persone interessate; invita le autorità turche a rispettare i diritti di difesa di quanti sono stati licenziati e ad assicurare una procedura di valutazione in conformità delle norme internazionali;

24.è costernato per le dichiarazioni dei rappresentanti ad alto livello dell'esecutivo e della coalizione al potere relative al possibile ripristino della pena di morte che la Turchia ha abolito nel 2004; avverte che tale azione deplorevole non solo sarebbe in contrasto con gli impegni internazionali che incombono sulla Turchia ma sarebbe incompatibile con il processo di adesione all'UE;

25.ribadisce l'importanza della libertà e dell'indipendenza dei media come uno dei valori principali dell'UE e pietra angolare di qualunque democrazia; esprime seria preoccupazione per le misure sproporzionate e arbitrarie che limitano la libertà di espressione, la libertà dei media e l'accesso alle informazioni in Turchia, dove la legislazione antiterrorismo è spesso utilizzata impropriamente allo scopo di mettere a tacere le critiche, in presenza di una soffocante mancanza di pluralismo nei media; esorta la Turchia a garantire, in via prioritaria, la libertà dei media e la libertà di espressione sulle piattaforme dei social media, anche tramite la riforma dell'articolo 299 del suo codice penale (insulti al presidente), costantemente abusato per reprimere scrittori, cronisti, editorialisti e redattori, e a rilasciare immediatamente e a prosciogliere dalle accuse tutti i giornalisti, gli scrittori, i professionisti dell'informazione e gli utenti dei social media detenuti illegalmente per l'esercizio della loro professione e dei loro diritti civili; osserva che, sebbene nell'ultimo anno sia diminuito da 160 a oltre 70, il numero di giornalisti detenuti rimane molto elevato e continua a essere fonte di serie preoccupazioni, e che troppo spesso le detenzioni sono infondate; invita le autorità turche a dimostrare tolleranza zero nei confronti di tutti gli episodi di abusi fisici e verbali o minacce contro i giornalisti, nonché a consentire la riapertura dei mezzi di informazioni costretti a chiudere in maniera arbitraria; è profondamente preoccupato per la decisione del tribunale provinciale di Istanbul, del 20 ottobre 2020, di ribaltare la precedente assoluzione e riprocessare Erol Önderoğlu, rappresentante di Reporter senza frontiere in Turchia, Şebnem Korur Fincancı, difensore dei diritti umani, e Ahmet Nesin, scrittore e giornalista, che sono accusati di diversi reati, tra cui diffusione di propaganda terroristica, per aver preso parte a una campagna di solidarietà con un giornale e rischiano fino a 14 anni e mezzo di carcere;

26.manifesta grave preoccupazione per l'impatto negativo che la legge del luglio 2020 sull'organizzazione della pubblicazione su Internet e sulla lotta contro i reati commessi attraverso tali pubblicazioni avrà sulla libertà di espressione, in quanto impone nuovi obblighi draconiani ai fornitori di social media, consente al governo di censurare i contenuti online e fornisce ulteriori motivi per avviare azioni penali nei confronti degli utenti dei social media; prende atto della revoca del divieto imposto a Wikipedia, ma sottolinea che oltre 400000siti web rimangono bloccati e che continuano a essere in vigore diverse restrizioni all'utilizzo dei social media;

27.manifesta profonda preoccupazione per la mancanza di indipendenza e imparzialità degli enti pubblici quali il Consiglio superiore della radio e della televisione (RTÜK) e l'Agenzia della pubblicità a mezzo stampa (BİK) che sono utilizzati quale strumento per sospendere, vietare, sanzionare o reprimere finanziariamente e in modo arbitrario i media considerati critici per il governo, consentendo un controllo quasi completo dei mezzi di comunicazione di massa; deplora la revoca nel 2019 di oltre 700 tessere di giornalisti ad opera della direzione della Comunicazione della presidenza e le difficoltà che i giornalisti locali e internazionali incontrano nell'esercizio del loro lavoro;

28.elogia l'esistenza in Turchia di una società civile vivace, pluralistica, impegnata ed eterogenea, nonostante la massiccia repressione politica, dal momento che rappresenta uno dei pochi controlli rimasti sul governo turco e in grado di aiutare il paese a far fronte alle sue profonde sfide politiche e sociali; esprime profonda preoccupazione per l'ulteriore arretramento che ha colpito la libertà di riunione e la libertà di associazione e denuncia la chiusura arbitraria delle organizzazioni della società civile, comprese importanti organizzazioni non governative per i diritti umani e mezzi di comunicazione; condanna, in tale contesto, la nuova legge sulla prevenzione del finanziamento della proliferazione delle armi di distruzione di massa del dicembre 2020, che conferisce al ministro degli Interni e al Presidente turco ampi poteri per limitare le attività delle organizzazioni non governative, dei partenariati commerciali, dei gruppi indipendenti e delle associazioni e sembra essere finalizzata a limitare, restringere e controllare ulteriormente la società civile; sostiene fermamente l'appello rivolto da diversi rappresentanti delle Nazioni Unite al governo turco affinché riesamini tale legislazione al fine di garantire il rispetto degli obblighi internazionali della Turchia in materia di diritti umani; invita la Turchia a ritenere che le voci critiche o dissenzienti, compresi i difensori dei diritti umani, i docenti universitari e i giornalisti, apportino un valido contributo al dialogo sociale, piuttosto che considerarle forze destabilizzanti;

29.deplora il massiccio deterioramento della libertà accademica in Turchia, in particolare le continue violazioni dei diritti dei docenti universitari di pace, nonostante la decisione della Corte costituzionale del luglio 2019, e le modifiche alla legge turca sul consiglio dell'istruzione superiore, che aggiungono ulteriori misure restrittive a quelle già in vigore;

30.condanna la violenta repressione per mano delle autorità turche delle proteste connesse alla nomina da parte del governo del rettore dell'Università di Boğaziçi; esprime sgomento per la detenzione di massa di studenti, l'uso eccessivo della forza da parte della polizia durante le manifestazioni pacifiche, la decisione del governatore di Istanbul di vietare selettivamente tutti i tipi di incontri e manifestazioni nelle vicinanze dell'università, la raffigurazione dei manifestanti (studenti, ex studenti ed esponenti del mondo accademico) come terroristi, e la presa di mira dei gruppi LGBTI; invita la Turchia a ritirare le accuse e a rilasciare quanti sono stati detenuti arbitrariamente per aver esercitato il loro diritto di riunione pacifica;

31.esorta la Turchia ad astenersi dal detenere e perseguire giornalisti e difensori dei diritti umani al fine di intimidirli o scoraggiarli dal riferire liberamente su questioni relative ai diritti umani; esorta la Turchia a indagare prontamente e in modo indipendente sui casi segnalati di intimidazioni e molestie nei confronti di difensori dei diritti umani, giornalisti, docenti universitari e attivisti della società civile, e a chiamare gli autori di tali abusi a rispondere delle loro responsabilità;

32.manifesta profonda preoccupazione per i costanti attacchi ai partiti di opposizione e per le pressioni su di essi esercitate in Turchia, comprese le sentenze pronunciate nei confronti dei membri dell'opposizione o l'uso improprio da parte del governo in carica delle risorse finanziarie e delle competenze amministrative dello Stato, che minano il corretto funzionamento di un sistema democratico; invita i principali partiti turchi a proseguire gli sforzi democratici e parlamentari profusi nella promozione del percorso europeo per la Turchia nell'ambito delle leggi e della Costituzione del paese;

33.prende atto con grande preoccupazione del modo in cui il Partito democratico popolare (HDP), ivi comprese le sue organizzazioni giovanili, è stato specificamente e continuamente preso di mira dalle autorità turche; condanna fermamente l'accusa presentata dal procuratore della Corte di cassazione turca presso la Corte costituzionale per lo scioglimento del Partito democratico popolare e il divieto politico imposto a oltre 600 dei suoi membri; sottolinea che, oltre a costituire un grave errore politico nel medio termine, tale decisione sferrerebbe un colpo irreversibile al pluralismo e ai principi democratici, lasciando milioni di elettori in Turchia senza rappresentanza; condanna fermamente il prolungamento della detenzione dal novembre 2016 degli ex copresidenti del Partito democratico popolare Figen Yüksekdağ e Selahattin Demirtaș, leader dell'opposizione ed ex candidato presidenziale, nonché dell'ex sindaco di Diyarbakır Gülten Kışanak; ricorda la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo sul caso Demirtaş del 20 novembre 2018, confermata dalla sentenza della Grande Camera del 22 dicembre 2020, che invita le autorità turche a rilasciarlo immediatamente; esprime sgomento per la continua inosservanza di tale sentenza vincolante della Corte europea dei diritti dell'uomo; condanna la recente decisione del 46º tribunale penale di primo grado di Istanbul, a Bakırköy, di condannare Selahattin Demirtaş a tre anni e mezzo di carcere per presunti insulti al presidente, una delle sentenze più lunghe mai pronunciate per tali accuse; si rammarica che, il 7 gennaio 2021, la Corte d'assise di Ankara abbia accettato un nuovo atto d'accusa contro un totale di 108 politici, tra cui Selahattin Demirtaş e Figen Yüksekdağ, per il loro presunto ruolo nelle proteste di Kobane dell'ottobre 2014, sebbene tale atto d'accusa si basi su fatti e incidenti che la Grande Camera ha già ritenuto insufficienti a giustificare la detenzione; condanna inoltre il ricorso ricorrente alla revoca del mandato parlamentare dei deputati dell'opposizione, che danneggia gravemente l'immagine del parlamento come istituzione democratica; teme che il Procuratore generale di Ankara stia preparando delle indagini per revocare l'immunità parlamentare di altri nove deputati dell'HDP, in particolare Pervin Buldan, attuale co-presidente del partito, Meral Danıvus Beime, Hakkı Saruhan Oluç, Garo Paylan, Hüda Kaya, Sezai Temelli, Serpil Kemalbay Pekgözegü, Pero Dündar e Fatma Kurtulan, affinché siano processati per il loro presunto ruolo nelle proteste di Kobane del 2014; mette in luce il caso di Cihan Erdal, membro dell'ala giovanile del partito turco dei Verdi/di sinistra, che, mentre visitava temporaneamente la Turchia per recarsi dalla sua famiglia, è stato arrestato e detenuto il 25 settembre 2020, per il solo motivo di essere stato membro del Partito democratico popolare sei anni prima del suo arresto; condanna la decisione di privare il deputato HDP Ömer Faruk Gergerlioğlu del suo seggio parlamentare e della sua immunità, così come il suo successivo arresto nei locali della Grande assemblea nazionale della Turchia; ritiene che tale decisione sia una ritorsione per il suo attivismo in materia di diritti umani, anche per aver portato all'attenzione del parlamento numerose denunce di perquisizioni corporali nonché vessazioni nelle carceri e in custodia della polizia e per aver lanciato una campagna sui social network contro tali pratiche;

34.manifesta profonda preoccupazione per l'aumento graduale della pressione sul principale partito di opposizione (CHP) e sul suo leader Kemal Kılıçdaroğlu, tra cui la confisca degli opuscoli del partito mediante provvedimento del giudice, la richiesta di revoca dell'immunità nei confronti del leader sulla base delle sue dichiarazioni politiche, le minacce proferite pubblicamente nei suoi confronti o addirittura gli attacchi fisici sferratigli; ribadisce la sua profonda preoccupazione per le continue vessazioni politiche e giudiziarie ai danni di Canan Kaftancıoğlu, presidente della sezione provinciale del CHP di Istanbul, che nel settembre 2019 è stata condannata a quasi dieci anni di carcere per un caso avente motivazione politica, per il quale è pendente una decisione della Corte suprema, e che è stata incriminata nel dicembre 2020 in un nuovo caso politico per il quale rischia altri 10 anni, caso che riguarda anche quattro giornalisti del quotidiano Cumhuriyet; apprezza che Enis Berberoğlu, deputato del CHP, abbia riottenuto il suo seggio e l'immunità parlamentare a seguito di una seconda sentenza della Corte costituzionale del 21 gennaio 2021, dato che la sua precedente sentenza era stata ignorata dai tribunali di grado inferiore;

35.invita le autorità competenti della Turchia a rilasciare tutti i difensori dei diritti umani, i giornalisti, gli avvocati, i docenti universitari e altri soggetti detenuti sulla base di accuse infondate e a consentire loro di svolgere il proprio lavoro senza minacce o impedimenti in qualsiasi circostanza; invita la Commissione e gli Stati membri a rafforzare la protezione e il sostegno offerti ai difensori dei diritti umani a rischio in Turchia, anche attraverso sovvenzioni di emergenza; condanna la decisione della Corte d'appello regionale di Istanbul di confermare le lunghe pene detentive a carico di quattro difensori dei diritti umani nel caso Büyükada per le accuse di terrorismo, nonostante l'assenza di prove di attività criminale e il fatto che le accuse nei confronti di tali imputati fossero state ripetutamente smentite, anche dalle prove in possesso dello Stato; considera il caso un altro esempio dell'ambiente ostile nei confronti delle organizzazioni della società civile e dell'influenza ricorrente di discorsi politici virulenti che portano a decisioni giudiziarie di parte; condanna il nuovo arresto dello scrittore Ahmet Altan nel novembre 2019, appena una settimana dopo il suo rilascio dal carcere dopo oltre tre anni di custodia cautelare; esprime profonda preoccupazione per le vessazioni subite da Öztürk Türkdoğan, un noto difensore dei diritti umani e copresidente di İnsan Hakları Derneği (İHD, un'associazione per i diritti umani), che è stato recentemente arrestato durante un raid a domicilio in relazione a un'indagine riservata e successivamente rilasciato;

36.condanna fermamente il nuovo arresto di Osman Kavala, personalità di spicco e rispettata della società civile, a poche ore dalla sua assoluzione nel febbraio 2020, e il prolungamento della sua detenzione per oltre tre anni con false accuse, che rappresenta un palese rifiuto di rispettare la sentenza definitiva della Corte europea dei diritti dell'uomo e i successivi appelli del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa; considera il nuovo caso e l'accusa nei suoi confronti e del docente universitario statunitense Henry Barkey, per il presunto spionaggio e tentativo di rovesciare l'ordine costituzionale della Turchia, infondati, privi di qualsiasi prova e quindi politicamente motivati; è sconcertato dalle recenti decisioni giudiziarie, come la sentenza della Corte d'appello di Istanbul del 22 gennaio 2021 che annulla il precedente verdetto di assoluzione e la sentenza sulla revisione del caso Gezi Park, nonché la decisione della tribunale di Istanbul del 5 febbraio 2021 di fondere questo caso recentemente riaperto con l'altro caso di spionaggio, in totale violazione della sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo; sottolinea che la Corte europea dei diritti dell'uomo si è già pronunciata sul caso Gezi Park e che, quindi, la fusione dei due casi rende la prosecuzione della custodia cautelare ancora più assurda e illegale; è costernato per la decisione del Consiglio dei giudici e dei pubblici ministeri (HSK) di indagare sui tre giudici della 30a sezione del Tribunale di Istanbul competente per i reati più gravi che nel febbraio 2020 ha assolto Kavala e il resto degli imputati nel processo di Gezi Park per mancanza di prove; è costernato nel vedere come, d'altra parte, l'ex vice procuratore di Istanbul Hasan Yılmaz, responsabile del secondo capo d'accusa contro Kavala, sia stato successivamente nominato vice ministro della Giustizia;

37.manifesta profonda preoccupazione per le continue accuse di arresti violenti, percosse, torture, maltrattamenti e trattamenti crudeli e inumani o degradanti durante un fermo della polizia e dei militari e durante la detenzione, nonché per i casi di sparizioni forzate negli ultimi quattro anni, per il mancato svolgimento di indagini significative da parte dei pubblici ministeri su tali accuse e per la cultura dilagante di impunità per i membri delle forze di sicurezza e i funzionari pubblici coinvolti; invita il governo turco a chiarire la situazione delle centinaia di persone scomparse e di dare infine una risposta alle Cumartesi Anneleri (madri del sabato), che ad oggi si sono riunite più di 800volte per chiedere giustizia; esorta le autorità turche a indagare sulle segnalazioni persistenti e credibili di torture e maltrattamenti in stato di detenzione e a perseguire i responsabili; invita la Turchia a rispettare una politica di tolleranza zero nei confronti della tortura; invita la Turchia a porre fine a tutte le detenzioni in isolamento e in luoghi di detenzione non ufficiali; è costernato per la presunta pratica di arrestare donne incinte e puerpere ed esorta la Turchia a rilasciarle e a porre fine alla pratica del loro arresto poco prima o subito dopo il parto; attira l'attenzione sulla scomparsa dell'ex lavoratore del settore pubblico Yusuf Bilge Tunç, di cui è stata denunciata la scomparsa nell'agosto 2019; esprime profonda preoccupazione per le crescenti segnalazioni di un uso sistematico e abusivo della pratica umiliante delle perquisizioni corporali nei centri di detenzione e nelle carceri, in particolare su sospetti e detenuti di sesso femminile;

38.esprime preoccupazione per la nuova legislazione che consentirà alla polizia turca di utilizzare attrezzature militari, comprese armi pesanti e attrezzature dei servizi segreti, per affrontare incidenti ed eventi pubblici che minacciano la sicurezza nazionale senza ulteriori procedure;

39.osserva che, alla luce della pandemia di COVID-19, un pacchetto legislativo ha previsto la liberazione condizionale anticipata di un massimo di 90000detenuti, escludendo tuttavia in modo discriminatorio quelli detenuti in custodia cautelare per presunti reati legati al terrorismo, tra cui avvocati, giornalisti, politici e difensori dei diritti umani, in quanto non sono ammissibili alla liberazione anticipata nel quadro di tali misure;

40.condanna le estradizioni forzate, i rapimenti e i sequestri di cittadini turchi che risiedono al di fuori della Turchia per motivi politici in violazione del principio dello Stato di diritto e dei diritti umani fondamentali; esprime seria preoccupazione per l'uso da parte del governo turco della sua influenza per garantire il rimpatrio forzato dei suoi cittadini in violazione del diritto internazionale, in alcuni casi pregiudicando le procedure giuridiche nazionali per l'estradizione, ed esorta l'UE ad affrontare tale problema; condanna qualsiasi tentativo di ricorrere alla violenza, a molestie o pressioni a danno dei membri dell'opposizione e dei politici di origine turca, nonché di intellettuali, attivisti o politici in Europa;

41.esprime preoccupazione per il fatto che il mediatore e l'istituzione per i diritti umani e l'uguaglianza della Turchia non abbiano soddisfatto i criteri dei principi di Parigi e le raccomandazioni di politica generale n.2 e n.7 della Commissione europea contro il razzismo e l'intolleranza in termini di statuto, struttura, funzione, attività, indipendenza finanziaria e operativa, indipendenza e ammissibilità dei membri del consiglio e appartenenza;

42.prende atto del piano d'azione in materia di diritti umani adottato di recente, che dovrebbe essere attuato in un periodo di due anni e che promette una serie di riforme giuridiche e comprende nove traguardi principali, 50 obiettivi e quasi 400 azioni, che vanno da impegni specifici e tecnici a dichiarazioni, in larga misura, generali e ambigue; sottolinea che, sebbene il piano d'azione affermi di affrontare questioni chiave come l'indipendenza della magistratura, le libertà di espressione e di associazione e la protezione dei gruppi vulnerabili, esso non affronta le principali carenze relative alla situazione dei diritti umani e dello Stato di diritto in Turchia, in quanto non prevede alcuna azione per porre fine all'abuso di accuse di terrorismo o alle detenzioni arbitrarie o per garantire il rispetto delle sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo, tra le altre principali preoccupazioni; ritiene che un piano d'azione offrirà l'opportunità di migliorare la situazione generale solo se si traduce in soluzioni reali e credibili che affrontino l'intera gamma di questioni relative ai diritti umani e allo Stato di diritto; incoraggia il governo turco a fornire un calendario più chiaro per la sua effettiva attuazione e a coinvolgere le organizzazioni della società civile e le parti interessate nell'elaborazione di qualsiasi politica pertinente in materia;

43.esprime preoccupazione per il livello diffuso di corruzione in Turchia; sottolinea che, secondo le relazioni della Commissione, non è stato riscontrato alcun segnale di progresso nel colmare le numerose lacune nel quadro anticorruzione turco e invita la Turchia a presentare una strategia e un piano d'azione efficaci di lotta alla corruzione; rileva la necessità di migliorare la responsabilità e la trasparenza delle istituzioni pubbliche; osserva che la Turchia ha compiuto progressi limitati nella lotta alla criminalità organizzata; invita la Turchia ad allineare la sua normativa in materia di protezione dei dati alle norme UE al fine di consentire la cooperazione con Europol e di migliorare la regolamentazione in merito alla lotta contro il riciclaggio di denaro, il finanziamento del terrorismo e la criminalità informatica;

44.resta profondamente preoccupato per la situazione nel sud-est della Turchia e per la questione curda, che ricevono meno attenzione di quanto meritano, in particolare per quanto riguarda la protezione dei diritti umani, la partecipazione politica e la libertà di espressione, di religione e di credo; manifesta preoccupazione per le restrizioni ai diritti dei giornalisti e dei difensori dei diritti umani che si occupano della questione curda e per la continua pressione sui media curdi e sulle istituzioni ed espressioni culturali e linguistiche in tutto il paese, determinando un'ulteriore riduzione dei diritti culturali; esprime preoccupazione per il fatto che l'incitamento all'odio e le minacce nei confronti dei cittadini di origine curda continuano a costituire un grave problema; sottolinea l'urgenza di riprendere un processo politico credibile che coinvolga tutte le parti e le forze democratiche pertinenti e che conduca a una soluzione pacifica della questione curda; è particolarmente preoccupato per il persistere della situazione di svantaggio delle donne curde, aggravata da pregiudizi nei confronti della loro identità etnica e linguistica, che si traduce in un'ulteriore emarginazione in termini di diritti civili, politici, economici, sociali e culturali; invita la Turchia a garantire pieno accesso alla parità di diritti e di opportunità per le donne curde; invita la Turchia a indagare tempestivamente su tutte le gravi accuse di abusi dei diritti umani, di uccisioni e di sparizioni forzate, nonché a consentire agli osservatori internazionali di condurre attività di monitoraggio indipendenti; manifesta preoccupazione per le recenti retate e detenzioni di massa a Diyarbakır che hanno colpito avvocati, politici e attivisti per i diritti civili e per la detenzione di cinque figure della società civile, tra cui Șeyhmus Gökalp, membro del comitato onorario ad alto livello dell'associazione medica turca (TTB); esorta la Turchia ad assicurare lo svolgimento di un'indagine tempestiva, indipendente e imparziale in merito alle accuse di tortura concernenti due abitanti del villaggio di Van, Servet Turgut e Osman Șıban, trattenuti dalla gendarmeria l'11 settembre 2020, che hanno provocato la morte del primo e gravi lesioni al secondo;

45.esorta il governo della Turchia a proteggere i diritti delle minoranze e dei gruppi vulnerabili, compresi le donne e i bambini, le persone LGBTI, i rifugiati, le minoranze etniche quali rom, cittadini turchi di origine greca e armena e le minoranze religiose quali cristiani, ebrei o aleviti; esorta pertanto la Turchia ad attuare con urgenza una legislazione globale in materia di lotta alla discriminazione, che comprenda un divieto di discriminazione sulla base dell'origine etnica, della religione, della lingua, della cittadinanza, dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere, nonché misure volte a combattere il razzismo, l'omofobia e la transfobia;

46.condanna fermamente la decisione del governo turco di ritirarsi dalla convenzione di Istanbul, che allontana ulteriormente la Turchia dalle norme europee e internazionali e compromette seriamente i suoi impegni per prevenire la violenza nei confronti delle donne e promuoverne i diritti, ed è un chiaro segno del grave deterioramento dei diritti umani nel paese; ritiene che tale decisione sia incomprensibile, posto che la convenzione non è cambiata da quando la Turchia è stata il primo paese a firmarla e ratificarla, nonché pericolosa in un contesto di pandemia, in cui si assiste a un aumento della violenza contro le donne e a un alto tasso di femminicidio nel paese; invita il governo turco a invertire con urgenza tale decisione; chiede che qualsiasi nuova relazione con la Turchia si basi su valori democratici fondamentali, compreso il rispetto dei diritti delle donne; continua a esprimere preoccupazione per il prevalere e la gravità delle violenze contro le donne nella società turca, inclusi i cosiddetti "delitti d'onore", i matrimoni illegali di minori e gli abusi sessuali, nonché per la riluttanza delle autorità turche a punire gli autori di violenze basate sul genere; respinge qualsiasi disposizione giuridica che possa consentire in futuro di concedere agli stupratori la sospensione della pena per i loro reati sessuali su minori, fintanto che sposano la loro vittima; esorta le autorità turche a intensificare gli sforzi per contrastare il lavoro minorile, che è diminuito negli ultimi anni ma che è ancora molto presente in Turchia, e contro qualsiasi forma di abuso sui minori; deplora il persistere di un bassissimo livello di rappresentanza delle donne al governo e in parlamento, che rappresentano solo il 17,3% della forza lavoro a livello locale e, in generale, in tutte le posizioni decisionali;

47.esprime profonda preoccupazione per le violazioni dei diritti umani delle persone LGBTI, in particolare gli attacchi fisici, i divieti prolungati di marce dell'orgoglio gay in tutto il paese o le restrizioni alle libertà di riunione, di associazione e di espressione; ricorda che la Turchia rientra tra i paesi con il numero più elevato di omicidi di persone transgender; condanna le affermazioni omofobe e l'incitamento all'odio da parte dei funzionari governativi ad alto livello, tra cui il capo della Direzione per gli affari religiosi (Diyanet), l'istituzione del mediatore o il presidente della società della Mezzaluna rossa della Turchia; invita le autorità turche a intensificare gli sforzi profusi per prevenire i crimini d'odio, i pregiudizi e le disuguaglianze sociali di genere; ricorda che la legislazione turca sull'incitamento all'odio non è in linea con la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo;

48.manifesta profonda preoccupazione per la conversione in moschea del monumento storico-religioso di Santa Sofia senza alcun dialogo preliminare, che potrebbe violare la Convenzione dell'UNESCO sulla protezione del patrimonio culturale e naturale mondiale, di cui la Turchia è firmataria; invita il governo turco a rivalutare e invertire tale decisione in modo da rispettare appieno il carattere storico e culturale dei monumenti e dei simboli culturali e religiosi, in particolare i siti del patrimonio mondiale dell'UNESCO; ricorda che Santa Sofia è un luogo aperto a tutte le comunità e le religioni e invita l'UNESCO a intraprendere azioni adeguate per salvaguardare tale patrimonio mondiale; sottolinea che la decisione in merito a Santa Sofia compromette i tentativi di dialogo e cooperazione tra le comunità religiose nonché il tessuto sociale pluralista e multiculturale della Turchia; si rammarica del fatto che anche la chiesa di San Salvatore in Chora sia stata trasformata da museo in moschea negli ultimi mesi;

49.invita le autorità turche a promuovere riforme positive ed efficaci in materia di libertà di pensiero, coscienza e religione, consentendo alle comunità religiose di ottenere la personalità giuridica e applicando le raccomandazioni della Commissione di Venezia sullo status delle comunità religiose, tutte le pertinenti sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo e le risoluzioni del Consiglio d'Europa, compresa la popolazione greco-ortodossa delle isole di Gökçeada (Imbros) e Bozcaada (Tenedos); si rammarica per le azioni contro i monaci di Mor Gabriel e altri monasteri della Turchia sudorientale e ribadisce il suo invito alla Turchia a rispettare l'importanza del Patriarcato ecumenico per i cristiani ortodossi in tutto il mondo, a riconoscere la sua personalità giuridica e l'uso pubblico del titolo ecclesiastico di Patriarca ecumenico; sottolinea la necessità di eliminare le restrizioni alla formazione, alla nomina e alla successione del clero, per consentire la riapertura del seminario di Halki e rimuovere tutti gli ostacoli al suo corretto funzionamento;

50.invita la Turchia a cooperare con le pertinenti organizzazioni internazionali, in modo particolare con il Consiglio d'Europa, per prevenire e combattere il traffico illecito e la distruzione del patrimonio culturale; sottolinea l'importanza di proseguire il dialogo con le pertinenti organizzazioni internazionali e con l'UE sulla conservazione del patrimonio culturale e religioso;

51.esprime preoccupazione per il fatto che gli uiguri che vivono in Turchia sono sempre più a rischio di detenzione e deportazione in paesi terzi, che possono potenzialmente consegnarli alla Cina, dove rischiano di subire gravi persecuzioni;

52.chiede l'efficace attuazione del secondo piano d'azione e della strategia nazionale per i rom, con un approccio più inclusivo nei confronti della società civile, una prospettiva di genere rafforzata, una maggiore cooperazione con le autorità locali e l'assegnazione delle risorse necessarie;

53.sottolinea che la libertà dei sindacati e il dialogo sociale sono essenziali per lo sviluppo di una società pluralistica; si rammarica, a tale riguardo, delle carenze legislative in materia di diritto del lavoro e diritti sindacali e sottolinea che il diritto di organizzazione, il diritto di contrattazione collettiva e il diritto di sciopero sono diritti fondamentali dei lavoratori; manifesta preoccupazione per il persistere di forti discriminazioni antisindacali da parte dei datori di lavoro e per i licenziamenti, le molestie e le detenzioni cui i gestori e i membri di alcuni sindacati continuano a far fronte; invita le autorità turche ad allinearsi alle norme fondamentali dell'Organizzazione internazionale del lavoro in materia di lavoro a favore delle quali il paese si è impegnato;

54.invita la Turchia a continuare i progressi in merito all'allineamento alle direttive e all'acquis dell'UE in materia di ambiente e di azione per il clima e a ratificare l'accordo di Parigi sui cambiamenti climatici; elogia il lavoro dei difensori dei diritti ambientali in Turchia e mette in guardia contro il terribile impatto ambientale dei grandi progetti di infrastrutture pubbliche realizzati negli ultimi anni, tra cui il terzo e più grande aeroporto di Istanbul e il terzo ponte sul Bosforo; è particolarmente preoccupato per la potenziale distruzione ecologica che il progetto del canale di Istanbul potrebbe causare; sottolinea che sono stati avviati diversi procedimenti giudiziari contro la positiva valutazione dell'impatto ambientale (VIA) su tale progetto e chiede che siano effettuate valutazioni di impatto ambientale indipendenti, unitamente a procedure trasparenti per gli appalti pubblici e processi di consultazione pubblica adeguati e inclusivi; invita la Turchia a completare il suo allineamento alla direttiva UE sulla VIA(8), tra cui le disposizioni che richiederebbero di procedere a consultazioni transfrontaliere con i paesi limitrofi; ribadisce il suo invito al governo turco a sospendere i piani della centrale nucleare di Akkuyu che, essendo ubicato in una regione altamente sismica, rappresenta una seria minaccia non solo per la Turchia, ma anche per la regione del Mediterraneo; chiede pertanto al governo turco di aderire alla convenzione sulla valutazione dell'impatto ambientale in un contesto transfrontaliero (convenzione di Espoo), che impone alle parti l'obbligo di notifica e di consultazione per quanto riguarda tutti i grandi progetti suscettibili di avere un forte impatto pregiudizievole sull'ambiente a livello transfrontaliero; chiede, a tal fine, al governo turco di coinvolgere o almeno consultare i governi dei paesi limitrofi in relazione a eventuali nuovi sviluppi del progetto di Akkuyu;

Quadro istituzionale

55.è allarmato per il consolidamento di un'interpretazione autoritaria del sistema presidenziale; manifesta profonda preoccupazione per la continua ipercentralizzazione del potere nella presidenza, a scapito non solo del parlamento, ma anche del Consiglio dei ministri, nel quadro della riforma dell'assetto costituzionale, che non garantisce una solida ed efficace separazione dei poteri tra il ramo esecutivo, legislativo e giudiziario; prende atto, a tale riguardo, della preoccupazione sollevata in merito alla separazione dei poteri dalla Commissione di Venezia nel suo parere sugli emendamenti alla Costituzione della Turchia; deplora le attuali limitazioni al sistema di pesi e contrappesi necessario per un'efficace responsabilità democratica del ramo esecutivo, e in particolare la mancanza di responsabilità della presidenza; manifesta preoccupazione per la crescente influenza della presidenza sulle istituzioni statali e sugli organismi di regolamentazione che dovrebbero rimanere indipendenti; esprime la sua preoccupazione in particolare per l'emarginazione del parlamento, che ha assistito a un ampio indebolimento delle sue funzioni legislative e di controllo e a ripetute violazioni delle sue prerogative da parte di decreti presidenziali; invita a rivedere l'attuale assetto e attuazione della presidenza in linea con i principi della democrazia, come indicato nelle raccomandazioni della Commissione di Venezia del Consiglio d'Europa del 2017;

56.ricorda che la soglia elettorale del 10%, la più elevata tra i membri del Consiglio d'Europa, è in contrasto con la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo e riduce le opportunità di rappresentanza di grandi gruppi di elettori; manifesta preoccupazione per le dichiarazioni pubbliche su possibili riforme elettorali che potrebbero ostacolare ulteriormente l'ingresso e la partecipazione dei partiti politici in parlamento e l'eventuale creazione di maggioranze parlamentari; invita la Turchia a migliorare il contesto generale per le elezioni a tutti i livelli nel paese, garantendo condizioni di parità e libertà per tutti i candidati e i partiti e allineandosi alle raccomandazioni della Commissione di Venezia e dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) sul superamento dei divari nel quadro elettorale e alla sua richiesta di revocare le decisioni non conformi ai regolamenti e agli standard internazionali;

57.osserva con preoccupazione che la funzione pubblica continua a essere caratterizzata dalla faziosità e dalla politicizzazione e che ciò, unitamente all'eccessivo controllo presidenziale a ogni livello dell'apparato statale, ha portato a un calo generale dell'efficienza, della capacità e della qualità della pubblica amministrazione; invita la Turchia ad adottare misure per ripristinare un sistema di promozione competitivo e fondato sul merito e a garantire la trasparenza e la responsabilità dell'amministrazione;

58.manifesta profonda preoccupazione per l'uso sempre più frequente di una narrativa ultranazionalista e provocatoria tra l'élite al potere, ampiamente condivisa tra le forze politiche nel paese, poiché tale situazione dà sempre più luogo ad approcci antagonistici nei confronti dell'UE, dei suoi Stati membri e di altri paesi limitrofi; manifesta preoccupazione per la profonda polarizzazione della politica turca, accentuata dal nuovo sistema presidenziale, e per il crescente ricorso a narrative populistiche polarizzanti che dividono ulteriormente la società turca e ostacolano il dialogo e la riconciliazione tra i partiti; manifesta preoccupazione per la crescente influenza del conservatorismo religioso nella vita politica, in contrasto con la lunga tradizione secolare del paese; è preoccupato, in tal senso, per l'aumento del ruolo e delle risorse della Direzione per gli affari religiosi (Diyanet) in tutti gli ambiti della vita pubblica turca, compresa l'istruzione, nonché all'estero, tra cui una presenza significativa in Europa;

59.manifesta profonda preoccupazione per il grave impatto sulla politica e sulla democrazia locali delle recenti decisioni adottate dalle autorità turche; condanna fermamente la revoca dall'incarico e l'incarcerazione di almeno 47 sindaci democraticamente eletti (ivi compresi i sindaci di Diyarbakir, Van, Mardin e, più di recente, Kars) sulla base di prove discutibili e, in particolare, la loro sostituzione arbitraria con amministratori fiduciari non eletti nominati dal governo centrale; è fermamente convinto che queste decisioni illegali costituiscano un attacco diretto ai più elementari principi della democrazia, che privano milioni di elettori dei loro rappresentati democraticamente eletti; chiede alla Turchia di reintegrare nella propria funzione i sindaci destituiti;

60.prende atto delle misure politiche, legislative, finanziarie e amministrative adottate dal governo per paralizzare i comuni gestiti dai sindaci dei partiti di opposizione a Istanbul, Ankara, İzmir e nella regione sud-orientale; condanna le decisioni del Consiglio elettorale supremo (YSK) di ripetere le elezioni per il sindaco di Istanbul e il rifiuto della carica di sindaco ai candidati vincitori dell'HDP a favore dei candidati del Partito della Giustizia e dello Sviluppo (AKP) che avevano riportato il secondo posto, mettendo a rischio il rispetto della legalità e dell'integrità del processo elettorale e l'indipendenza dell'istituzione da interferenze politiche;

Relazioni più ampie UE-Turchia e politica estera turca

61.ricorda l'importante ruolo che la Turchia ha svolto e svolge tuttora accogliendo quasi quattro milioni di rifugiati, di cui circa 3,6milioni sono rifugiati siriani e circa 360000sono rifugiati registrati e richiedenti asilo provenienti da altri paesi, secondo i dati dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, e ricorda che si tratta della più grande comunità di rifugiati al mondo; osserva che le sfide nell'affrontare tale crisi sono aumentate a causa della pandemia di COVID-19; elogia gli sforzi compiuti da tutte le autorità coinvolte, in particolare dai comuni, per migliorare l'integrazione delle popolazioni rifugiate; è del parere che l'UE dovrebbe continuare a fornire il sostegno necessario ai rifugiati siriani e alle comunità ospitanti in Turchia, anche continuando a sostenere i pertinenti programmi delle Nazioni Unite a favore delle comunità di rifugiati in Turchia; è favorevole a una valutazione oggettiva, compresa una valutazione d'impatto in materia di diritti umani, della dichiarazione UE-Turchia e della cooperazione per i rifugiati, i richiedenti asilo e i migranti, e sottolinea l'importanza del rispetto da parte di entrambe le parti dei rispettivi impegni e dei diritti fondamentali nell'ambito del processo di attuazione; sottolinea che non è possibile accettare la strumentalizzazione di migranti e rifugiati quale strumento di influenza politica e ricatto; condanna fermamente, in tale contesto, l'uso della pressione migratoria da parte della Turchia a fini politici nel marzo 2020, quando le autorità turche hanno attivamente incoraggiato migranti, rifugiati e richiedenti asilo, fornendo informazioni fuorvianti, a intraprendere la rotta terrestre verso l'Europa attraverso la Grecia; osserva che, in attesa della piena ed effettiva attuazione dell'accordo di riammissione UE-Turchia(9) nei confronti di tutti gli Stati membri, è opportuno attuare adeguatamente gli accordi di riammissione bilaterali esistenti e le disposizioni contenute in intese e accordi analoghi conclusi con Stati membri; ricorda che i rifugiati siriani dovrebbero essere rimpatriati in Siria solo se scelgono di recarvisi volontariamente e possono ritornare alle loro comunità originarie;

62.ribadisce l'invito espresso nella sua risoluzione del 15 aprile 2015 e incoraggia ancora una volta la Turchia a riconoscere il genocidio armeno, aprendo così la strada a un'autentica riconciliazione tra il popolo turco e il popolo armeno; invita, a tale riguardo, la Turchia ad astenersi da qualsiasi propaganda e incitamento all'odio nei confronti degli armeni e a rispettare appieno gli obblighi che ha assunto in materia di salvaguardia del patrimonio culturale armeno e di altra origine;

63.è fermamente convinto che la pandemia di COVID-19 possa essere affrontata solo attraverso una cooperazione globale; ritiene che la cooperazione UE-Turchia possa essere ulteriormente approfondita in tal senso, anche per quanto riguarda la creazione di catene di approvvigionamento sostenibili; accoglie con favore il ruolo positivo svolto dalla Turchia nella fornitura di dispositivi di protezione a una serie di Stati membri e ad altri paesi; è preoccupato per l'uso improprio dei decreti presidenziali e delle decisioni ministeriali, che minano ulteriormente il principio di legalità, nelle decisioni adottate per far fronte alla pandemia di COVID-19; critica gli attacchi delle autorità turche contro l'associazione medica turca, con l'obiettivo di mettere a tacere qualsiasi questione critica in relazione alla gestione della pandemia di COVID-19 da parte del governo; condanna la strumentalizzazione del sistema giudiziario, le detenzioni illegittime, le molestie e le indagini penali infondate dei giornalisti che hanno espresso dubbi in merito alla gestione da parte della Turchia della pandemia di COVID-19; osserva che la pandemia di COVID-19 ha rapidamente aumentato i tassi di disoccupazione e povertà in Turchia;

64.sottolinea che un ammodernamento dell'unione doganale sarebbe utile per entrambe le parti e manterrebbe la Turchia ancorata da un punto di vista economico e normativo all'UE, oltre a creare una nuova opportunità per un dialogo e una cooperazione positivi, fornendo un migliore quadro normativo per gli investimenti dell'Unione in Turchia, tra cui un meccanismo di risoluzione delle controversie, e fungendo da catalizzatore per la creazione di maggiori posti di lavoro sia nell'Unione che in Turchia e per progetti di cooperazione nell'ambito del Green Deal europeo; sottolinea che, date le circostanze attuali, tra cui il crescente numero di deviazioni della Turchia dai suoi obblighi vigenti, il fatto che sia attualmente in atto un contenzioso tra l'UE e la Turchia dinanzi all'Organizzazione mondiale del commercio o le richieste inaccettabili di boicottaggio nei confronti degli Stati membri dell'UE, un ammodernamento dell'unione doganale appare particolarmente difficile; ritiene tuttavia che si debba lasciare aperta la possibilità di facilitare sforzi costruttivi e un dialogo rinnovato su tutte le questioni in sospeso e di valutare le condizioni per un ammodernamento dell'unione doganale; ribadisce che tale ammodernamento dovrebbe basarsi su una forte condizionalità relativa ai diritti umani e alle libertà fondamentali, come stabilito dai criteri di Copenaghen sulle relazioni di buon vicinato con l'UE e tutti i suoi Stati membri, e su una sua attuazione non discriminatoria; rammenta, in tale contesto, che le potenzialità dell'attuale unione doganale potranno realizzarsi appieno solo quando la Turchia avrà dato piena attuazione al protocollo aggiuntivo per estendere l'accordo di Ankara a tutti gli Stati membri senza riserve e in modo non discriminatorio in relazione a tutti gli Stati membri, e quando i contrasti commerciali esistenti saranno risolti;

65.ribadisce il suo sostegno al processo di liberalizzazione dei visti una volta soddisfatte le condizioni stabilite; sottolinea che la liberalizzazione dei visti costituirebbe un passo importante per favorire i contatti interpersonali e osserva che essa è di grande importanza, in particolare per studenti, accademici, rappresentanti di imprese e persone con legami familiari negli Stati membri dell'UE; accoglie con favore la circolare presidenziale del maggio 2019 in cui si chiede l'accelerazione delle iniziative, ma sottolinea che sono stati compiuti pochissimi progressi reali in merito ai sei parametri di riferimento in sospeso che la Turchia deve ancora soddisfare; chiede al governo turco di soddisfare pienamente tali parametri in modo non discriminatorio, anche in relazione a tutti gli Stati membri dell'UE, e di concentrarsi in particolare sulla legge antiterrorismo e sulla legge sulla protezione dei dati;

66.sottolinea l'importanza per la Turchia, l'UE e i suoi Stati membri di mantenere un dialogo e una cooperazione intensi in materia di politica estera e sicurezza; riconosce che, come spetta di diritto a ogni paese sovrano, la Turchia può perseguire la propria politica estera in linea con i propri interessi e obiettivi; ritiene che, in quanto paese candidato all'adesione all'UE, la Turchia debba tuttavia mirare ad allineare sempre più la propria politica estera a quella dell'UE nell'ambito della politica estera e di sicurezza comune (PESC); esprime profondo rammarico per il fatto che, al contrario, la Turchia abbia deciso di agire ripetutamente in modo unilaterale e di scontrarsi costantemente con le priorità dell'UE in un'ampia gamma di questioni in materia di affari esteri e che, di conseguenza, il tasso di allineamento della Turchia alla PESC sia attualmente ridotto solamente al 14%; incoraggia la Turchia a perseguire una stretta cooperazione e l'ulteriore allineamento alle questioni di politica estera, di difesa e di sicurezza dell'Unione, inclusa la cooperazione in materia di lotta al terrorismo; rammenta che la Turchia è un membro di lunga data della NATO e si trova in una posizione strategica chiave dal punto di vista geografico per il mantenimento della sicurezza regionale il rafforzamento della sicurezza europea; sottolinea che, in quanto alleato della NATO, la Turchia dovrebbe essere incoraggiata ad agire in linea con il trattato NATO in cui si afferma che i membri dovrebbero astenersi, nelle loro relazioni internazionali, dalla minaccia o dall'uso della forza in maniera non coerente con gli obiettivi delle Nazioni Unite; rileva inoltre che gli Stati membri dell'UE e la Turchia continuano a collaborare su questioni di importanza strategica (militare) nel quadro della NATO; ricorda altresì che l'UE e la NATO rimangono i partner più affidabili di lunga durata della Turchia nella cooperazione internazionale in materia di sicurezza e invita la Turchia a mantenere la coerenza politica nel campo delle politiche estere e di sicurezza in considerazione del suo ruolo quale membro della NATO e candidato all'adesione all'UE, nonché a rinnovare appieno l'impegno nell'ambito della NATO in quanto sua unica ancora di sicurezza; chiede un dialogo transatlantico sulle relazioni con la Turchia con la nuova amministrazione statunitense al fine di adottare una politica comune nei confronti della Turchia e con essa, onde rafforzare la nostra cooperazione e la nostra convergenza in materia di valori e interessi;

67.sottolinea che, qualunque siano le richieste della Turchia, esse dovrebbero essere difese mediante la diplomazia e il dialogo sulla base del diritto internazionale e che qualsiasi tentativo di esercitare pressioni su altri paesi con l'uso della forza, delle minacce o della retorica ostile e offensiva, in particolare nei confronti dell'UE e dei suoi Stati membri, è inaccettabile e inopportuno per un paese candidato all'adesione all'UE; invita, in quest'ottica, la Commissione e il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) a mostrare una posizione ferma dinanzi a qualsiasi linguaggio abusivo contro l'UE e i suoi Stati membri espresso dai rappresentanti del governo turco;

68.manifesta profonda preoccupazione per il comportamento illegale senza precedenti della Turchia nel Mediterraneo orientale da parte di un paese candidato all'adesione all'UE nei confronti degli Stati membri dell'Unione, nonché per i relativi rischi in materia di sicurezza e stabilità; condanna con forza le attività illegali condotte dalla Turchia nelle acque greche e cipriote, nonché le violazioni da parte del paese dello spazio aereo nazionale greco, ivi compreso il sorvolo delle zone abitate, e delle acque territoriali, che violano sia la sovranità e i diritti sovrani dello Stato membro dell'UE sia il diritto internazionale; esprime piena solidarietà alla Grecia e alla Repubblica di Cipro; ribadisce il diritto della Repubblica di Cipro di stipulare accordi bilaterali concernenti la sua zona economica esclusiva (ZEE) e di esplorare e sfruttare le risorse naturali nel pieno rispetto del pertinente diritto internazionale, esprime la sua grave preoccupazione per le attività di pesca illegali della Turchia nelle acque territoriali greche del Mar Egeo e per le attività di pesca non regolamentate e non dichiarate delle flotte pescherecce turche nelle acque internazionali del Mar Egeo e del Mediterraneo orientale; esorta la Turchia e tutte le parti interessate a impegnarsi in buona fede nella risoluzione pacifica delle controversie e ad astenersi da qualsiasi azione o minaccia unilaterale e illegale; sottolinea che è possibile pervenire a una soluzione sostenibile dei conflitti solo attraverso il dialogo, la diplomazia e i negoziati in uno spirito di buona volontà e in linea con il diritto internazionale; invita tutte le parti ad assumere collettivamente un vero impegno a negoziare in buona fede la delimitazione delle ZEE e della piattaforma continentale, nel pieno rispetto del diritto internazionale e del principio delle relazioni di buon vicinato; nota con rammarico che la minaccia di casus belli dichiarata dalla Grande assemblea nazionale turca nei confronti della Grecia nel 1995 non è stata ancora ritirata; accoglie con favore il nuovo ciclo di colloqui esplorativi tra la Grecia e la Turchia, dopo un'interruzione di cinque anni, per cercare di affrontare, tra l'altro, la delimitazione della piattaforma continentale e della ZEE in linea con il diritto internazionale; esorta nuovamente il governo turco a firmare e ratificare la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, che è parte dell'acquis dell'Unione europea; accoglie con favore e sostiene pienamente la proposta del Consiglio europeo di una conferenza multilaterale sul Mediterraneo orientale al fine di fornire una piattaforma per la risoluzione delle controversie mediante il dialogo, e invita il VP/AR ad avviarla quanto prima; ribadisce il suo invito al Consiglio ad essere pronto a elaborare un elenco di ulteriori sanzioni restrittive settoriali e mirate in assenza di eventuali progressi significativi o prospettive rinnovate nell'impegno con la Turchia; rileva che le conclusioni del Consiglio del 15 luglio 2019, alla luce delle attività di trivellazione illegali della Turchia, protratte nel tempo e anche nuove, di non tenere, per il momento, il consiglio di associazione né ulteriori riunioni dei dialoghi ad alto livello tra l'UE e la Turchia, insieme alla decisione (PESC) 2019/1894 del Consiglio, dell'11 novembre 2019, concernente misure restrittive in considerazione delle attività di trivellazione non autorizzate della Turchia nel Mediterraneo orientale(10), costituiscono i primi casi in cui tali reazioni sono state ritenute necessarie alla luce della condotta di un paese candidato; sollecita la Turchia a impegnarsi nella risoluzione pacifica delle controversie e ad astenersi da qualsiasi azione o minaccia unilaterale e illegale, poiché ciò influisce negativamente sulle relazioni di buon vicinato con l'UE e i suoi Stati membri": invita il VP/AR a prendere in considerazione la nomina di un inviato speciale dell'Unione europea per il Mediterraneo orientale onde agevolare l'impegno diplomatico nei confronti della Turchia;

69.condanna fermamente la dichiarazione del presidente dell'Assemblea nazionale turca, secondo cui la Turchia potrebbe ritirarsi con un semplice decreto presidenziale dalla Convenzione di Montreux, un importante accordo internazionale che disciplina la libera navigazione internazionale negli stretti dei Dardanelli e del Bosforo; osserva che tale dichiarazione fa seguito ai precedenti sforzi della Turchia volti a contestare la validità del trattato di pace di Losanna e quindi a minare la pace e la stabilità internazionali nella regione in generale, compresi, in particolare, i paesi limitrofi della Turchia;

70.condanna fermamente la parziale riapertura illegale di Varosha nella città di Famagosta, che mina la fiducia reciproca e quindi la prospettiva della ripresa delle trattative dirette sulla risoluzione globale della questione cipriota, modificando la situazione sul campo in negativo, esacerbando le divisioni e consolidando la divisione permanente di Cipro; mette in guardia contro qualsiasi cambiamento dello status quo a Varosha in violazione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite; invita la Turchia ad annullare questa azione e a evitare qualsiasi altra azione unilaterale che possa inasprire le tensioni sull'isola, in linea con il recente appello del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite; invita la Turchia a ritirare le sue truppe da Cipro, a trasferire la zona di Varosha ai suoi legittimi abitanti nell'ambito dell'amministrazione temporanea delle Nazioni Unite, conformemente alla risoluzione 550 (1984) del Consiglio di sicurezza, e ad astenersi dall'intraprendere azioni in grado di alterare l'equilibrio demografico dell'isola attraverso una politica d'insediamento illegale; ribadisce il suo invito alla Turchia a impegnarsi e a contribuire a una soluzione globale in conformità alle pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, anche in merito alla restituzione dei beni e al mantenimento dei siti religiosi; si rammarica che le massime autorità turche abbiano espresso sostegno a favore della soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati per finalità politiche e nazionalistiche ed esorta il governo della Turchia a rispondere concretamente alla richiesta del Segretario generale delle Nazioni Unite di avviare nuovi negoziati; esorta le parti interessate a riprendere quanto prima i negoziati sulla riunificazione di Cipro sotto l'egida del Segretario generale delle Nazioni Unite, da dove erano stati interrotti e sulla base degli accordi già conclusi nel quadro del processo Crans-Montana del 2017; invita l'UE e i suoi Stati membri a svolgere un ruolo più attivo nel portare a buon fine i negoziati; ribadisce il suo sostegno a favore di una soluzione equa, globale e praticabile, basata su una federazione composta da due comunità e due zone con un'unica personalità giuridica internazionale, un'unica sovranità e un'unica cittadinanza, che garantisca l'uguaglianza politica tra le due comunità, come definito nelle pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, conformemente al diritto internazionale e all'acquis dell'UE e nel rispetto dei principi su cui si fonda l'Unione; è fermamente convinto che sia possibile pervenire a una soluzione sostenibile dei conflitti solo attraverso il dialogo, la diplomazia e i negoziati in uno spirito di buona volontà e in linea con il diritto internazionale; è fermamente convinto che una soluzione sostenibile della questione cipriota andrebbe a vantaggio di tutti i paesi della regione; sottolinea la necessità di applicare l'acquis dell'UE in tutta l'isola, a seguito della soluzione del problema di Cipro, e l'importanza di impegnarsi con le forze democratiche della comunità turco-cipriota; elogia l'importante lavoro svolto dal comitato bicomunitario per le persone scomparse, che si occupa sia dei turco-ciprioti che dei greco-ciprioti scomparsi, e ribadisce il suo apprezzamento per il fatto che sia garantito già da alcuni anni un migliore accesso a tutti i luoghi interessati, incluse le zone militari; invita la Turchia ad assistere il comitato per le persone scomparse condividendo le informazioni dei suoi archivi militari; deplora il continuo rifiuto da parte della Turchia di rispettare la legge in materia di aviazione e di stabilire un canale di comunicazione tra i centri di controllo del traffico aereo in Turchia e nella Repubblica di Cipro, la cui assenza comporta rischi e pericoli reali per la sicurezza quali identificati dall'Agenzia dell'Unione europea per la sicurezza aerea e dalla Federazione internazionale delle associazioni dei piloti di linea; ritiene che questo potrebbe essere un settore in cui la Turchia potrebbe dimostrare il proprio impegno a favore di misure di rafforzamento della fiducia e invita la Turchia a collaborare attraverso la piena attuazione del diritto dell'UE in materia di aviazione; ricorda la sua posizione, espressa nelle precedenti risoluzioni, relativa all'introduzione di un'iniziativa in seno al Consiglio affinché tutti gli Stati membri dell'UE sospendano la concessione di licenze di esportazione di armi alla Turchia conformemente alla posizione comune 2008/944/PESC del Consiglio;

71.condanna con forza gli interventi militari turchi in Siria, che costituiscono gravi violazioni del diritto internazionale e rischiano di compromettere la stabilità e la sicurezza della regione nel suo complesso; invita il governo turco a porre fine alla sua occupazione illegale della Siria settentrionale e di Afrin e a ritirare le sue forze militari e paramilitari "delegate"; ribadisce che preoccupazioni in materia di sicurezza non possono giustificare un'azione militare unilaterale in un paese straniero; ricorda che non può esistere alcuna soluzione militare sostenibile alla questione di Idlib, ma solo una soluzione politica; esprime grande preoccupazione per il trasferimento di combattenti e mercenari dai gruppi jihadisti situati nella Siria settentrionale alla Libia e al conflitto nel Nagorno-Karabakh e lo condanna fermamente; invita le autorità turche a creare le giuste condizioni affinché le comunità sfollate all'interno della Siria possano ritornare alle loro case e a consentire loro di farlo;

72.invita la Turchia a continuare a impegnarsi a favore della risoluzione pacifica del conflitto in Libia sotto l'egida delle Nazioni Unite e ad aderire pienamente all'embargo sulle armi imposto dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite; elogia il lavoro dell'operazione IRINI della forza navale dell'Unione europea nel Mediterraneo (EUNAVFOR MED IRINI) e i suoi sforzi per difendere l'embargo autorizzato sulle armi e prevenire la tratta di esseri umani e il traffico di stupefacenti; deplora che in almeno due casi la Turchia si sia rifiutata di consentire al personale dell'operazione EUNAVFOR MED IRINI di ispezionare le navi in viaggio dalla Turchia alla Libia; invita pertanto la Turchia a cooperare appieno con l'operazione EUNAVFOR MED IRINI, che opera conformemente alle risoluzioni 2292 e 2526 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che sono vincolanti per tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite ivi compresa la Repubblica di Turchia; invita il Consiglio ad avviare la cooperazione tra EUNAVFOR MED IRINI e l'operazione della NATO Sea Guardian al fine di assicurare che l'operazione EUNAVFOR MED IRINI disponga delle risorse e del personale necessari per l'efficace svolgimento del suo compito principale di monitoraggio delle attività di traffico terrestre, marittimo e aereo e di sostegno alla piena attuazione dell'embargo sulle armi da parte di tutti i paesi; sottolinea la necessità di mantenere il cessate il fuoco e di ritirare immediatamente e incondizionatamente tutte le forze e i mercenari stranieri dall'intero territorio libico, conformemente alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite; condanna fermamente la firma dei due memorandum d'intesa tra la Turchia e la Libia su una cooperazione militare e di sicurezza globale e sulla delimitazione delle zone marittime che sono interconnessi e violano chiaramente il diritto internazionale e le pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite;

73.condanna il fatto che, anziché chiedere la fine della violenza e la ripresa dei negoziati pacifici a sostegno degli sforzi dei copresidenti del gruppo di Minsk dell'OSCE, la Turchia abbia deciso di sostenere e appoggiare incondizionatamente le azioni militari dell'Azerbaigian nel recente conflitto nel Nagorno Karabakh, ripristinando una retorica provocatoria e alimentando in tal modo le tensioni anziché ridurle; condanna il trasferimento di combattenti stranieri dalla Siria e altrove al Nagorno-Karabakh, come confermato dai paesi copresidenti del Gruppo di Minsk dell'OSCE, e invita la Turchia ad astenersi da qualsiasi attività e retorica che possano aggravare ulteriormente le tensioni nella regione del Caucaso meridionale nonché a sostenere il dialogo internazionale e il processo di pace sotto l'egida del gruppo di Minsk dell'OSCE;

74.invita la divisione StratCom del SEAE a documentare i casi sospetti di disinformazione turca rivolta all'UE, in particolare in Africa e nella regione MENA, e a riferirne le risultanze al Parlamento europeo;

Prospettive future per le relazioni UE-Turchia

75.ritiene che sia giunto il momento di riflettere seriamente sullo stato delle relazioni dell'UE con la Turchia e di elaborare una strategia globale, unificata e coerente a medio e lungo termine tra tutte le istituzioni dell'UE e gli Stati membri; invita la Turchia ad avviare un dialogo costruttivo e in buona fede, anche su questioni di politica estera in cui la Turchia e l'UE si sono trovate in opposizione, al fine di trovare ancora una volta un terreno comune e una comprensione comune con l'UE, riavviare il dialogo e la cooperazione sulle relazioni di buon vicinato e rilanciare il processo di riforma in Turchia, con particolare riferimento al settore dei diritti fondamentali; ritiene che l'UE dovrebbe continuare a perseguire tutte le possibilità di dialogo, comprensione comune e convergenza di posizioni con la Turchia; ribadisce tuttavia che, se ciò non dovesse verificarsi e qualora siano compiute nuove azioni unilaterali o provocazioni in violazione del diritto internazionale, l'UE dovrebbe utilizzare tutti gli strumenti e le opzioni a sua disposizione, comprese sanzioni mirate come ultima risorsa, che non dovrebbero avere un impatto negativo sul popolo turco, sulla società civile o sui rifugiati in Turchia;

76.ritiene che l'UE non dovrebbe confondere la Turchia con le politiche del suo attuale governo, e sottolinea pertanto che l'Unione dovrebbe continuare a impegnarsi per sostenere la società civile turca allo scopo di proteggere e promuovere i valori e i principi democratici, i diritti umani e lo Stato di diritto, tenendo conto della forte vocazione europeistica e dell'identità europea della società turca nel suo insieme; invita in tal senso tutte le istituzioni dell'UE, in particolare il Consiglio, a porre la dimensione dei diritti umani e la situazione delle libertà fondamentali e dello Stato di diritto in Turchia al centro delle loro azioni nei confronti del paese; prende atto della recente comunicazione congiunta sullo stato delle relazioni politiche, economiche e commerciali UE-Turchia (JOIN(2021)0008), che fornisce una breve sintesi della situazione attuale; deplora che la regressione della democrazia, dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali in Turchia non sia stata sufficientemente affrontata nelle conclusioni del Consiglio europeo del marzo 2021; sottolinea che la questione dello Stato di diritto e dei diritti umani dovrebbe essere al centro della valutazione della nostra politica nei confronti della Turchia; invita pertanto la Commissione e il Consiglio a introdurre la questione dei diritti umani e dello Stato di diritto quale uno dei criteri principali nella definizione delle prossime possibili tappe delle relazioni UE-Turchia; sottolinea che ciò potrebbe contribuire a un'inversione di tendenza per quanto riguarda la regressione delle libertà fondamentali osservata di recente in Turchia e invierebbe un messaggio incoraggiante all'ampia parte filoeuropea e filodemocratica della società turca;

77.è del parere che sia l'Unione europea che la Turchia siano consapevoli della necessità e dell'importanza di adottare un atteggiamento costruttivo e rispettoso nelle loro relazioni, e che il miglioramento della comunicazione e del dialogo a tutti i livelli sia fondamentale per ripristinare un rapporto di fiducia reciproca tra l'UE e la Turchia così da poter gettare basi solide e durature che consentano uno sviluppo costruttivo, un miglioramento costante della vita dei loro cittadini e il mantenimento della pace; ritiene che sia opportuno rafforzare altri canali di comunicazione, anche tra i comuni, sostenendo il pertinente lavoro svolto dal Comitato delle regioni, nonché nel mondo accademico, della cultura e del giornalismo; chiede uno sforzo comune da parte di tutte le istituzioni dell'UE e chiede agli Stati membri di adottare misure concrete al riguardo, e invita la Commissione a riferire in merito a tali misure nella sua prossima relazione sulle relazioni UE-Turchia; osserva che l'ultima commissione parlamentare mista (CPM) UE-Turchia ha tenuto la sua 78ª riunione ad Ankara il 19 e 20 dicembre 2018; si rammarica per questo periodo di inattività ingiustificata della CPM UE-Turchia ed auspica pertanto una rapida ripresa delle riunioni tra la Grande assemblea nazionale turca e il Parlamento europeo nell'ambito della CPM UE-Turchia, quale importante quadro di discussione e di riduzione delle tensioni;

78.chiede di organizzare una riunione tra i leader dell'UE e della Turchia a seguito di un autentico processo di riduzione delle tensioni, al fine di rivedere l'attuale quadro di relazioni o esaminare nuovi modelli più efficaci per le relazioni tra l'UE e la Turchia;

79.ritiene che, quale passo necessario per migliorare lo stato generale delle relazioni, entrambe le parti debbano attenersi a un linguaggio rispettoso, profondere sforzi nella lotta contro i pregiudizi e le idee errate esistenti e consentire una considerazione più oggettiva e completa dell'immagine dell'altra parte presso la rispettiva opinione pubblica, invertendo il deterioramento delle percezioni reciproche; invita, in quest'ottica, la Commissione ad avviare una politica di comunicazione destinata alla società turca volta a sensibilizzare in merito all'UE, a fornire informazioni oggettive sulle sue politiche e a ripristinare la percezione che i cittadini turchi hanno dell'UE; sottolinea che una retorica belligerante e aggressiva rafforza solo le posizioni estreme di entrambe le parti e che un approccio puramente provocatorio favorisce coloro che mirano a separare la Turchia dall'UE;

o
oo

80.incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Presidente del Consiglio europeo, al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri nonché al Presidente, al governo e al Parlamento della Repubblica di Turchia, e chiede alla Commissione e al Servizio europeo per l'azione esterna di tradurre in turco la relazione 2020 della Commissione sulla Turchia e la presente relazione e di inviarne una copia al Parlamento.

Testi approvati - Relazioni 2019 e 2020 sulla Turchia - Mercoledì 19 maggio 2021 (1)
(1) GU C 328 del 6.9.2016, pag. 2.
(2) GU C 23 del 21.1.2021, pag. 58.
(3) Testi approvati, P9_TA(2019)0017.
(4) Testi approvati, P9_TA(2019)0049.
(5) Testi approvati, P9_TA(2020)0230.
(6) Testi approvati, P9_TA(2020)0332.
(7) Accordo del 12 settembre 1963 che istituisce un'associazione tra la Comunità economica europea e la Turchia (GU L361 del 31.12.1977, pag.29).
(8) Direttiva 2011/92/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 dicembre 2011, concernente la valutazione dell'impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati (GU L 26 del 28.1.2012, pag. 1).
(9) Accordo di riammissione delle persone in posizione irregolare tra l'Unione europea e la Repubblica di Turchia (GU L 134 del 7.5.2014, pag. 3).
(10) GU L 291 del 12.11.2019, pag. 4.
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